
IL GIUOCO DELLE PARTI
regia Roberto Valerio
e con Alvia Reale | Totò Onnis | Flavio Bonacci | Carlo de Ruggieri | Woody Neri
scene Maurizio Balò
costumi Gianluca Sbicca
Compagnia Orsini
in collaborazione con Fondazione Teatro Della Pergola
Umberto Orsini era stato da «giovane» protagonista nell’edizione
di Romolo Valli e Giorgio de Lullo; oggi che sta per diventare un patriarca
nobile degli attori italiani, rientra ancora protagonista nel Giuoco,
e giocando sul desiderio di aprire squarci nuovi sul testo,
ma anche per volerne esplicitare un proprio punto di vista, rovescia il racconto.
Gianfranco Capitta, “Il Manifesto”
In memoria dello storico allestimento curata dalla Compagnia dei Giovani del 1965, Umberto Orsini dedica lo spettacolo all’amica Rossella Falk (co-fondatrice della Compagni dei giovani), nella certezza che “l’intelligenza teatrale di Rossella non sarebbe indietreggiata di fronte ai piccoli tradimenti che questa versione propone”.
Leone Gala è un filosofo che ha raggiunto una stramba saggezza. Ha capito il gioco della vita e ne ha preso consapevolezza. Tende a vivere senza inciampi e discussioni inutili: invulnerabile al dolore, impenetrabile alla gioia.
Separatosi amichevolmente, Leone Gala continua a essere ufficialmente il marito di Silia. Ogni sera, tanto per salvare le apparenze, passa dal portinaio della signora, domanda se c’è niente di nuovo e se ne va.
Se ne va verso i suoi cari libri e le batterie della sua cucina, perché egli coltiva con finezza la gastronomia e ama comporre salse preziose aiutato dal suo camerierecuoco con il quale parla di Socrate e Bergson.
Mentre il marito prepara gli intingoletti, la moglie fa due cose: si prende, o continua a tenersi un amante e si annoia. Si annoia perché è libera, sì, ma in fondo la sua libertà è relativa. È una libertà che il marito le concede e ciò la irrita. Gala s’è vuotato d’ogni sentimento; è ormai uno “spettatore” del mondo. La signora Gala, indignata, decide di farlo diventare “attore”.
Al punto che progetta di mettere a repentaglio la vita del marito, trascinandolo in un duello...
Nella vita usuale e ripetitiva di Leone Gala, il Caso crea uno strappo introducendo un elemento di crisi, improvviso e devastante. Così come accade nella novella Quando si è capito il giuoco, lo spettacolo muove i suoi primi passi proprio dallo strappo, dal momento cioè in cui Silia racconta al marito di essere stata oltraggiata sanguinosamente.
Immaginando Leone Gala rinchiuso in una sorta di “stanza della tortura”, egli ripercorre ossessivamente i fatti; ma ricucire quello strappo è impossibile, se non a patto di una lucida follia.
Naturalmente i ricordi di Leone non possono che essere frammentati, distorti, offrendo una versione-visione dei fatti assolutamente parziale e soggettiva. Tutto questo amplifica i possibili piani del racconto: Silia è stata realmente oltraggiata o è solo un pretesto per portare il marito al duello? Silia è una donna strega-Alcina o una fragile e complessa donna moderna? L’amante è un freddo complice della trappola ordita, o una vittima della follia omicida di Silia e della follia filosofica di Leone? Leone Gala è riuscito veramente a svuotarsi dei sentimenti e delle passioni della vita o è invece un rancoroso marito tradito? E soprattutto, commettere un assassinio crea una frattura insanabile nella vita di qualsiasi uomo: cosa accade nella testa di Leone Gala dopo tale frattura?
Roberto Valerio